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L'avvio in Italia di un'importante fase di sviluppo per l'ippica e gli sport equestri fu senza dubbio agevolato dall'interessante dibattito di carattere politico e strategico, che si concluse, dopo più di quattro anni, nel 1923, con la complessiva ristrutturazione dell'Esercito ed un radicale ripensamento del ruolo svolto al suo interno dall'Arma di Cavalleria e della funzione dei Depositi Stalloni. Il fascismo si trovò in particolare a condividere l'urgenza di una razionalizzazione degli allevamenti, in grado di contribuire al prestigio della Nazione. All'interno di questo disegno di grandezza deve dunque essere collocata la rinascita del movimento ippico italiano.